“Era l’agosto del 1982 e con la mia band eravamo a Cagliari per suonare. Ricordo che mi trovavo in un campo sportivo e veniva giù una pioggia torrenziale“
Inizia così il post nel quale Vasco Rossi ricorda la nascita della sua “Vita spericolata“. Pubblicato su Instagram ed accompagnato dal video d’epoca, commenta una canzone iconica che, come ricordato da più parti, porta con sè un carico di storie e di aneddoti.
Come quello – ricordato dallo stesso Vasco – che lo vede negare il permesso della traduzione in tedesco perché la frase ‘voglio una vita spericolata / voglio una vita come Steve McQueen’era stata sostituita con ‘voglio una vita spericolata / voglio una vita come Erroll Flynn’ !!!.
“Il concerto era stato annullato e io mi misi in macchina – scrive ancora il rocker – dove per l’ennesima volta ascoltai la musica composta da Tullio Ferro che da qualche mese mi faceva impazzire perché non riuscivo a trovare le parole giuste per quella melodia“
Il percorso creativo non è sempre immediato e Vasco prosegue “Mi ero fissato su un ‘Io voglio Licia’, che non mi convinceva, ma non trovavo niente di meglio“
Alla fine la folgorazione “Dentro quell’automobile, invece, mi uscì ‘voglio una vita’… E come la voglio? La risposta è nel testo che venne fuori da solo. A quel punto la vita la potevo volere in mille modi… come minimo piena di guai..“
“Bellissimo il racconto di come è nata Vita Spericolata” scrive uno dei tantissimi commentatori che si aggiungono a quanti esprimono, con un semplici espressioni come “capolavoro eterno“ cosa la canzone rappresenti.
C’è pure chi stupito ed ammirato sottolinea “ma ci rendiamo conto? Io sotto quel campo sportivo ci passo ogni giorno …. “
Par Lepetitjournal Milan | Publié le 16/06/2022 à 23:33 | Mis à jour le 16/06/2022 à 23:33 Cet été, l’Italie n’échappera pas aux « tormentoni », ces chansons qui rentrent dans la tête et s’imposent en hymnes de la saison : top 10 des hits qui font chanter et danser […]
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Décisif dans les dernières minutes à Mesvin (1-1), l’attaquant a assuré l’équipe B de l’Albert de passer l’hiver bien au chaud sur la plus haute marche du podium.
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